Work in progress nelle stampanti 3D


Una chiacchierata tecnica con Work in progress su presente e futuro delle stampanti 3D.

Ho avuto il piacere di incontrare gli artefici di Work in progress sas, Maria Cristina Nani e Roberto Balduzzi, una realtà del panorama Italiano impegnata nella “evangelizzazione” delle stampanti 3D.

Le prime parole che ci siamo scambiati io e Roberto Balduzzi, tech evangelist della work in progress, è stata: “mi sembra di rivivere con le stampanti 3D la febbre tecnologica dei primi computer VIC20“. Erano gli anni ’80, nel mio mondo adolescenziale la facevano da padrone il rock heavy metal e la dance tecnologica alla Depeche Mode. Steve Jobs stava diventando grande con la sua Apple. Il mio primo personal computer aveva un “incredibile” floppy disk da 5,25 pollici e 360 kB. Si avete letto bene neanche 1 MegaByte.

Roberto e Cristina hanno “sposato la fede” per le stampanti 3D da qualche anno. Un giorno hanno sospeso la loro attività di informatici e si sono presi un anno sabbatico andando in cerca di tutte le informazioni reperibili su questa “nuova” tecnologia, partendo dal progetto open source RepRap. Ne è nata una passione che il team sta portando nelle fiere, nelle scuole e nelle aziende per parlare della stampa 3D.

Roberto come vedi il futuro delle stampanti 3D?

Ho la sensazione che le applicazioni di questa tecnologia sono ancora tutte da scoprire. Si è passati da stampanti amatoriali che bruciavano plastica ABS facendo un cattivo fumo, con risultati alle volte impresentabili, alle odierne stampanti a filamento con risoluzioni di 50 μm che utilizzano materiali naturali quali il PLA ottenuto dal mais. L’utilizzo di questo materiale rinnovabile ed atossico insieme ad una miscela di altri materiali potrà creare, per esempio, piatti di porcellana personalizzati, stampi plastici per piccole serie, gioielli unici che hai personalizzato su una piattaforma internet lontana migliaia di chilometri dalla tua stampante 3D come il progetto Kinematics. In tanti nel mondo si stanno cimentando per costruire organi umani, case, oggetti d’arte, torte decorate. Appena si renderà disponibile il grafene, l’accoppiata con le stampanti 3D ci porterà in un mondo nuovo, la terza rivoluzione industriale.

Quali sono le sfide ancora da vincere?

La tecnologia a filamento fuso sta diffondendosi in tanti settori seri, oltre che tra i maker appassionati. La precisione meccanica e la qualità dei materiali utilizzati per i filamenti sono le sfide del momento. Vedo in un prossimo futuro la possibilità di fondere filamenti metallici con questa semplice tecnologia. Si potrebbero creare pezzi strutturali che oggi possono essere realizzati solo con macchine molto costose, non di certo alla portata del maker. Un’altra grande sfida è far avvicinare le persone a questa tecnologia dando anche un no come risposta. Mi spiego, non puoi dire che questa tecnologia può risolvere tutti i problemi, al momento. Devi conoscerne a fondo i limiti e alle volte avere il coraggio di dire: questo ora non si può fare, non viene bene. Per cui la sfida è creare una sana cultura di questa tecnologia, e non false promesse. L’open source e l’open hardware stanno rivoluzionando il modo di pensare i progetti tecnici e la commercializzazione e questo mi fa sperare in un mondo migliore.

Qual’è la tua stampante preferita?

meccanica stampante 3D WitBox“Ce ne sono talmente tante e di tanti tipi, ed altre arriveranno, che il maker incomincia ad avere difficoltà nella scelta. Un consiglio che mi sento di dare è: chiediti cosa vuoi fare con la stampante 3D. Se pensi che sarà un’avventura e scoperta culturale allora puoi fare il primo passo con un modello tipo Prusa, basso costo, medie prestazioni , open source per un utilizzo didattico. Se sei un professionista, hai bisogno di affidabilità ed una rete di assistenza, allora dovrai scegliere un azienda con esperienza di produzione di serie, e con uno staff tecnico preparato, e disponibile anche a venire da te per rispondere alle tue domande. Guardate la stabilità meccanica e la precisione dei meccanismi di movimento. La stampa 3D è movimento nello spazio, per cui se vuoi produrre un oggetto bello da vedere devi essere preciso nella sua costruzione. Un altro aspetto importante è la sicurezza dell’operatore, non bisogna dimenticare che i filamenti vengono estrusi fondendoli a 200°C. E’ meglio non rischiare che qualcuno si faccia male.”

Quali sono i vostri progetti per il prossimo futuro?

“Crediamo tanto nella stampante 3D. Ci è piaciuta a tal punto che abbiamo creato con Cristina e Stefano una struttura parallela al mio lavoro di consulente informatico per la vendita ed assistenza di un prodotto che ritengo rispecchia i miei mantra: far conoscere la tecnologia 3D a più persone e nelle scuole, in modo strutturato e professionale, così da garantire una coinvolgente avventura tecnologica. Gli abbiamo dato un nome che si chiama Cam3D, Create And Make 3D. Potete vedere il nostro progetto su cam3d.it.”

Work in progress vanta una figura professionale specializzata nel disegno ed ingegnerizzazione 3D, Stefano Refolli. Anche Stefano ha abbandonato il mondo sicuro del lavoro a tempo determinato per questa nuova sfida.

Stefano ci vuoi svelare un trucco per realizzare oggetti 3D?

“beh, diciamo che devi avere passione per il 3D, e la stampante è il mezzo ideale per incendiare questa passione. E’ la prima volta che chi disegna può vedere quello che ha progettato nel giro di minuti o al massimo ore. Poi devi allenare l’occhio ai particolari, alle sfumature. Il disegno 3D crea oggetti che si sviluppano nello spazio, ed alle volte li si deve prima immaginare e visualizzare nella mente. Allenare la creatività è un attitudine da sviluppare, verrete ripagati ogni giorno con oggetti fatti da voi. A livello tecnico uso slicer diversi a seconda del tipo di oggetto che voglio realizzare tra Cura e Repetier Host. Poi dovete conoscere le caratteristiche tecniche della vostra stampante; sapere cosa gli viene bene e dove è meglio essere più lenti, ma precisi nel risultato finale. Mi trovo molto bene con stampanti che hanno un display con cui cambiare velocemente i parametri di stampa ed una meccanica professionale. Per il disegno uso SolidWorks, ma sto valutando anche un software gratuito chiamato 3Dbuilder che si accoppia bene con lo scanner 3D Kinetic per la Xbox.”

Sono arrivato nella sede di Work in progress alle 15 pensando di intrattenermi per un oretta, mi costringo ad uscire che è già buio e sono le otto di sera. E con questo ho detto tutto. La stampante 3D è una passione che “scotta”.


Pubblicità

Autore dell'articolo: Lucio Sciamanna