La domanda che ti fai quando vuoi comprare una termocamera è: qual’è la migliore?
La risposta non è facile, dobbiamo sempre fare uno sforzo per capire per che cosa ci è utile e cosa andremo a misurare. Se vuoi sapere cosa puoi fare con una termocamera leggi questo articolo “termocamera quando e perchè utilizzarla”.
La termocamera, come tutti gli strumenti di misura elettronici, ha delle caratteristiche tecniche che bisogna comprendere e valutare facendo paragoni fra più modelli. Tutto questo discorso è poi limitato dalla personale capacità di spesa. Purtroppo le termocamere hanno un costo ancora alto.
La caratteristica principale di una termocamera è determinata dal sensore di temperatura che si chiama microbolometro. Questo speciale sensore è sensibile solo ai raggi infrarossi. Ogni oggetto con una temperatura superiore allo zero assoluto emette questi raggi che sono invisibili all’occhio umano. Il microbolometro è formato da una serie di resistori piccoli anche 17 µm, disposti in righe e colonne. La misura della quantità di questi sensori è data dalla risoluzione in pixel. Ogni pixel rappresenta un sensore di temperatura. Per esempio una termocamera da 160 x 120 pixel utilizza un sensore che virtualmente è formato da 19’200 punti di temperatura. A parità di prezzo la termocamera con più pixel è potenzialmente migliore.
Il campo, o range, di temperatura determina le limitazioni di utilizzo. Le termocamere possono misurare temperature massime che variano, a seconda dei modelli, da 100°C fino ad oltre 1000°C. Le termocamere più complete sono quelle che possono misurare la temperatura più alta. Di solito questo coincide con un costo maggiore.
Gli altri fattori che influenzano la scelta della termocamera sono:
– quante batterie ha in dotazione e per quanto tempo potete tenere accesa la termocamera. Se pensate di utilizzarla intensamente allora necessiterete di una durata di almeno 3 ore per batteria. Se disponete di 2 batterie potrete sostituirle così da riuscire a coprire 6 ore consecutive di lavoro.
– la distanza minima dall’oggetto da misurare detta distanza focale. Se volete fare misure ravvicinate ad oggetti piccoli, come per esempio i componenti delle schede elettroniche, sarà meglio scegliere una termocamera con distanza focale di 0,3 metri, o meno, piuttosto che di 0,6 metri. Una distanza focale di 0,3 metri significa che potete avvicinarvi, e mettere a fuoco l’oggetto con una distanza minima di 30 centimetri.
– la possibilità di avere l’ottica con autofocus e capacità di ingrandimento.
– è comodo avere un puntatore laser incorporato nella termocamera. Nelle misure spot diventa immediato individuare il punto che ci interessa misurare.
– avere la possibilità di selezionare un’area dell’immagine che automaticamente calcola il punto di massima temperatura, di minima temperatura o la temperatura media. Questo velocizza il riconoscimento e misura di punti di temperatura critici.
– la termocamera deve avere il più alto grado di protezione IP, in modo da poter essere utilizzata in ambienti molto umidi, occasionalmente sotto la pioggia, o in cantiere dove è presente polvere.
– la possibilità di variare il fattore di emissività. L’emissività è la misura della capacità che ha ogni materiale di emettere energia e calore sottoforma di raggi infrarossi. Un corpo con emissività 1 emette tutta l’energia. Non tutti i materiali si comportano così per cui si rende necessaria una taratura della termocamera attraverso il cambiamento di emissività.
– che abbia in dotazione un software per creare report e relazioni da poter rilasciare al proprio cliente o allegare in qualche documento. Lo stesso software vi servirà per analizzare l’immagine ottenuta dalla termocamera.
– la possibilità di avere l’immagine termografica inserita nell’immagine nel campo del visibile. Questa funzione viene chiamata “sovrapposizione d’immagine” e permette di contenere all’interno di una normale fotografia della zona oggetto di misura una immagine termografica più piccola.
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